giovedì 10 giugno 2010

Sfoltendo schiere

Non è importante il fatto che l'amico si debba far notare soprattutto nel momento del bisogno, quanto il fatto che si noti soprattutto chi nel momento del bisogno scompare, mimetizzandosi tra i miliardi di anime con cui condividiamo aria, terra ed acqua. Forse perché nei momenti del bisogno si perde d'interesse perché si è meno utili, o forse perché lui vuole sfuggire alle responsabilità che l'amicizia dovrebbe portare, ma la ragione non è davvero importante o comunque lo è meno dell'amicizia in se.

A volte mi chiedo se non sia colpa dei linguaggi, o dell'abuso che ne facciamo quando indichiamo con amico chiunque con cui abbiamo più confidenza rispetto all'emerito sconosciuto: il bambino ora molto cresciuto con cui abbiamo giocato sin da piccoli, l'ex collega di contratto di collaborazione continuativa, l'amica ammiccante dell'amico, quello conosciuto in vacanza magari perché hai attaccato bottone in stato di sobrietà precaria.

Tutti insieme nella mischia.

Ma alla fine, anche grazie alle innumerevoli vie che la rete apre, scopro che è la definizione della parola stessa ad essere priva di senso, l'ex bambino, l'ex collega, l'amicone di cento cene che hanno speso ore, giorni, anni con te si dileguano in preda a miserevoli crisi opportunistiche, e rimane ad ispirarti la blogger che non hai mai visto ma sempre apprezzato, l'amico dell'amica ammiccante, il tizio norvegese con cui scrivevi anni fa su forum sconosciuti, persi, dimenticati, o la ragazza belga con cui condividi qualche hobby insolito. Quelle che mamma e papà ti avevano insegnato a definire come "conoscenze", perché l'amicizia è un bene prezioso da concedere, o anche moglie e buoi dei paesi tuoi.

In tutto questo agitarsi di opinioni che è la crisi di questo millennio, ho di colpo la certezza che non tutto è negativo, non tutto da buttare o sintomo di un'irrimediabile decadenza - mi scopro grato agli eventi, che mi hanno permesso di notare le eccezioni in una massa incongrua. Ed è buffo pensare all'asimmetria fallace dei sentimenti umani: potrei, con la nauseabonda leggerezza dei ragionamenti politicamente corretti, commettere lo sbaglio di giudicarmi in base a quanto ho dato a chi non meritava e quanto poco a chi invece si è dimostrato leale e vicino non nel sole pieno, ma dalle prime gocce di pioggia. Uno sbaglio, perché lo commetterei a ragion veduta.

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